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POSTE, DOVE LA CISL E' ANCORA ONNIPOTENTE - martedì 23 ottobre 2007
Pax sociale garantita: contratto
a tempo di record senza scioperi
ROMA
Se non è un record planetario, poco ci
manca: su un totale di 146.000 dipendenti, ben 95.000 hanno in tasca una
tessera del sindacato. Con questi numeri, si può ben dire che si tratta
di un regime di Impero Sindacale. Parliamo di Poste Italiane, la società
più sindacalizzata d'Italia. Qui, da sempre, comanda la Cisl, che oggi
controlla 58.000 di quelle 95.000 tessere. Ovvero, quattro lavoratori su
dieci aderiscono alla stessa organizzazione, che con cotanta potenza è
evidentemente in grado di fare il bello e il cattivo tempo in Poste.
«Adesso le cose sono molto cambiate -
si schermisce Mario Petitto, il segretario generale del Slp-Cisl -. Ai
tempi della Prima Repubblica, forse, era davvero così: i politici, i
ministri delle Poste avevano bisogno di noi, che eravamo una
potentissima macchina elettorale in grado di spostare montagne di voti».
E in cambio? Secondo la leggenda, non passava né un’assunzione né uno
spostamento di un postino senza il nulla osta della Cisl; per non
parlare di nomine dirigenziali o scelte ancora più importanti e
significative. «Fatto sta che ora tutto passa attraverso bandi regolari
e graduatorie - precisa il sindacalista -; i figli dei dipendenti non li
facciamo assumere più, e i primi disoccupati ce li troviamo in casa
nostra. Noi al massimo cerchiamo di intervenire per aiutare le famiglie
divise. Sa, magari la moglie in Lombardia e il marito in Calabria...
Adesso sono molto più interessato alla direttiva europea sulla
liberalizzazione, che rischia di farci a pezzi. Sono cambiate tante
cose».
Non è cambiata la tradizione che vede
azienda e sindacato cogestire tutto il cogestibile in un contesto di
pace sociale praticamente assoluta. A luglio è stato firmato così il
rinnovo del contratto nazionale: un aumento (record nel panorama
sindacale) di ben 160 euro conquistato dopo un negoziato lampo. E senza
nemmeno un'ora di sciopero. E tutto il resto - dal riordino del sistema
di recapito alla riorganizzazione degli uffici - viene concertato e
discusso tra manager e sindacalisti. Ovviamente, si capisce che un
sindacato così possa trovare estimatori tra i lavoratori. Anche perché
come spiega Petitto, «li assistiamo dall'assunzione al pensionamento».
Che significa? Vuol dire assistenza sindacale, ma anche dichiarazioni
dei redditi, aiuto per la pensione. Vuol dire il Cral più grande
d'Italia, con centri sportivi sontuosi, offerte di vacanze, colonie
estive per i figli, convenzioni. Tutto a quattro soldi, mercé il
contributo generoso di Poste Italiane. Per Petitto, «è la prova che si
possono raggiungere buoni risultati senza incendiare l'azienda, che sta
andando verso un utile di bilancio. Del resto, qui si offre un servizio
pubblico. Se scioperiamo, contro chi combattiamo? Contro i cittadini,
contro gli anziani che vogliono incassare la pensione?»
Vero è che non proprio tutti
condividono questa visione così oleografica della cogestione. A
cominciare dai dirigenti entrati in Poste Italiane con Corrado Passera
alla fine degli Anni 90, che spuntò decisamente le unghie allo
strapotere sindacale. Con l'arrivo nel 2002 del nuovo amministratore
delegato, Massimo Sarmi (fortemente voluto da Gianfranco Fini e
dall'allora ministro Maurizio Gasparri), a giudizio di molti osservatori
il vento cambiò. «La Cisl Poste - spiega un anonimo dirigente - ha
immediatamente rialzato la testa, intervenendo in tutte le nomine, da
quelle più in alto a quelle dei capi dei 14.000 uffici periferici». Un
potere che continua: nei corridoi si racconta che dopo le elezioni 2006
per evitare di essere fatto fuori Sarmi dovette chiedere aiuto al
presidente del Senato (ed ex leader Cisl) Franco Marini. A «intercedere»
Sarmi chiamò un pezzo grossissimo del gruppo: Giovanni Ialongo, da anni
numero uno di Ipost, l'ente previdenziale dei postelegrafonici, nonché
presidente di Postel, il ramo di Poste che si occupa della posta
elettronica ed ibrida. Perché proprio Ialongo? Perché è abruzzese, come
Franco Marini. E perché per anni è stato segretario generale del
sindacato delle Poste della Cisl.
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Documenti allegati:
l'articolo a pagina 10 del 23/10/2007 sulle pagine del quotidiano "La
Stampa" |
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