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FOGGIA E LA SUA PROVINCIA NEI FRANCOBOLLI ITALIANI |
Questa pagina nasce per raccontare
Foggia e la sua provincia attraverso la Filatelia. Ringraziamo il
Circolo
Filatelico Numismatico Dauno per la gentile concessione delle
immagini e dei commenti. Per arricchire di contenuti questa pagina con
approfondimenti e curiosità è possibile contattare Vincenzo Pipoli. |
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2021 - FOLDER CENTENARIO
FONDAZIONE FOGGIA CALCIO |
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Lustro
e prestigio per il Calcio Foggia 1920, che nel contesto celebrativo dei
suoi 100 gloriosi anni di storia ha avviato una importante
collaborazione con Poste Italiane ed in particolare coi Servizi
Filatelici Temporanei (SFT), dotati di
bolli speciali in occasione di importanti eventi di tipo commemorativo,
religioso, istituzionale, sportivo, celebrazioni di particolare
rilevanza locale, eccellenze produttive del Made in Italy. Poste ha
infatti individuato il Foggia ed i suoi cento anni di fondazione, dando
lustro al merito sportivo di un club con forte radicamento sul
territorio attraverso un Folder filatelico a tiratura limitata
(3.000 pezzi) contenente un bollo (timbro speciale
del Centenario), un francobollo tematico ed una cartolina
filatelica personalizzata dal club rossonero, affrancata e
bollata con il timbro filatelico dedicato al Calcio Foggia 1920.
Il bollo filatelico, terminato il periodo di utilizzo, entrerà a far
parte della collezione storico postale e verrà esposto presso il Museo
storico delle Poste e delle Telecomunicazioni di Roma, sito in Viale
America, sede del Dipartimento Comunicazioni del Ministero Sviluppo
Economico. |
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2019 - IL PATRIMONIO NATURALE E PAESAGGISTICO "TROIA" |
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I francobolli sono stati stampati dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A., in rotocalcografia, su carta bianca,
patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente.
Bozzettista: Claudia Giusto per il francobollo dedicato a Troia. Vignetta: entro una cornice lineare che contraddistingue i francobolli dedicati alle località turistiche, una caratteristica veduta
paesaggistica e precisamente:
Troia: un particolare con la Cattedrale di Santa Maria Assunta di cui è raffigurato, in alto a destra, il magnifico rosone duecentesco.
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2019 - 80° ANNIVERSARIO
BORGATA DI SIPONTO |
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Ottanta anni fa si inauguravano i primi edifici di un borgo che nel tempo sarebbe diventato la moderna Siponto. A ricordare quello storico passaggio un annullo postale speciale ottenuto, tramite il circolo filatelico romano “Tres Tabernae”, dalle Poste italiane, Marco Guerra, manfredoniano “esule a Roma”, come si autodefinisce, da oltre vent’anni, che non ha mai smesso di manifestare il suo nostalgico amore per la sua città natale.
La borgata di Siponto nacque dopo la bonifica dell’area sipontina degradata per la malaria che condizionava la vita e il lavoro dei campi, affidata al Consorzio di bonifica di Capitanata. Grazie alla vicinanza con Manfredonia nella quale è ormai inglobata, e soprattutto alla sontuosa spiaggia sulla quale si affaccia direttamente, Siponto da borgata rurale è divenuta nel tempo, una ridente e moderna località turistica.
La fonte della notizia nonché l’intero articolo può essere letto al seguente link: fonte per intero: https://www.statoquotidiano.it/27/09/2019/manfredonia-80-anni-nasceva-la-moderna-siponto/695051/
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2018 - 90 ANNI DELLA
POLIZIA LOCALE DI FOGGIA |
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Il foglietto erinnofilo
con francobollo celebrativo, raffigura l’edificio di Palazzo di Città e,
nel dettaglio, anche due agenti in uniforme d’epoca sullo sfondo
dell’edificio dell’ex Banca d’Italia, è stato emesso dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato,
dedicato, alla Polizia Locale di Foggia per il suo 90° anniversario, con relativo annullo postale celebrativo a cura di Poste Italiane.
L’opera, realizzata da Maria Carmela Perrini, bozzettista incisore presso l’IPZS, raffigura l’edificio del Palazzo del Comune di Foggia,
più volte sede, nel passato, della polizia locale, e, nel dettaglio del francobollo celebrativo,
due agenti in uniforme d’epoca sullo sfondo dell’edificio dell’ex Banca d’Italia, oggi sede dell’Accademia di belle Arti,
sede storica del Corpo. Realizzato con particolari ed antiche tecniche d’incisione, il foglietto esalta il profilo architettonico
dell’edificio e rende plasticamente la valenza storica delle figure rappresentate.
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2018 - SAN PIO DA
PIETRALCINA CINQUANTENARIO SCOMPARSA |
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Per l’emissione del francobollo ora del valore di 1,10 Euro su supporto
autoadesivo per il mezzo secolo trascorso dalla morte di san Pio,
l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato ha fatto ricorso alla
calcografia,. L’autrice, Rita Fantini, ha trasformato una foto, che
ritrae il personaggio mentre solleva il calice durante una celebrazione
eucaristica, in un’opera d’arte. Naturalmente, l’annullo del primo
giorno è avvenuto a San Giovanni Rotondo (Foggia). Il bollettino
illustrativo, compilato a quattro mani dal rettore del locale Santuario
Francesco Dileo e dal responsabile dell’ufficio stampa dei frati minori
cappuccini Stefano Campanella, ricostruisce quanto accaduto. Quanto
accaduto tra il 21 settembre 1968, quando si ripresentarono quelle che
sembravano delle consuete riacutizzazioni della malattia, fino al
decesso del 23 ed al momento dei funerali e della tumulazione, avvenuti
il 26. L’uomo, che all’anagrafe faceva Francesco Forgione, era nato a
Pietrelcina (Benevento) il 25 maggio 1887. L’Italia postale l’ha ricordato in precedenza con l’800 lire del 23
settembre 1998, emesso nel trentesimo dalla scomparsa, e con il 41
centesimi del 16 giugno 2002, riguardante la canonizzazione.
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2004 - TRANSUMANZA
ATTRAVERSO IL TRATTURO MAGNO. |
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Il francobollo è dedicato
alla Transumanza, la vignetta del francobollo raffigura una veduta
panoramica di Castel del Monte, località abbruzzese e, in primo piano,
un gregge al pascolo. Fuori del riquadro prosegue il disegno del
francobollo che sfuma su una antica carta geografica dove è evidenziato
il "TRATTURO MAGNO", il percorso della Transumanza da l'Aquila a Foggia.
L'iniziativa rappresenta una tradizione che continua nel tempo. Lo
straordinario sviluppo dellla pastorizia fu determinato dallo
sfruttamento dei pascoli montani abbruzzesi e delle erbose pianure del
Tavoliere di Puglia. Strumento di questa utilizzazione integrata fu
proprio la Transumanza: spostamento stagionale di uomini e greggi che,
alla fine della primavera e all' inizio dell' autunno, percorrendo a
piedi centinaia di chilometri si muovevano fra le due aree geografiche
di pascolo.
Il tragitto dei transumanti avveniva lungo una rete regolamentata di
larghe vie erbose: i tratturi.
Essi si snodavano dalle aree più interne dell' Abruzzo e precisamente
dalla conca dell' Aquila, da Celano nella Marsica e da Pescasseroli
nell' alta Val di Sangro, fino al Tavoliere delle Puglie nei dintorni di
Candela e Foggia.
I Tratturi, di cui il Tratturo Magno era uno dei più importanti, largo
come un fiume d' erba, seguivano itinerari fissati dall' uso nei
millenni, sopratutto a partire dall' epoca romana, quando la pastorizia
abruzzese assunse carattere transumante che ne consentì l' eccezionale
sviluppo.
I pastori seguivano il gregge a piedi e, come marinai, passavano da una
regione all' altra arricchendosi di esperienze, di incontri e di
conoscenze.
Oggi la pastorizia con i suoi aspetti tradizionali non caratterizza più
questi luoghi sostituita quasi completamente da altre forme di vita
produttiva, ma in altri tempi essi si popolavano di centinaia e
centinaia di animali.
Dedicare un francobollo ad una tradizione così importante per le Regioni
Abruzzo e Puglia non fa altro che rafforzare alcuni tipi di culture che
caratterizzavano la transumanza.
Essa approda così alla sua naturale dimensione di fenomeno
socio-economico multiforme e complesso.
Si cita di seguito un passo dal libro "Civiltà della Transumanza"
se la memoria poetica evoca il tratturo come magico strumento di
comunione della pianura con la montagna e campo di alleanza primordiale
dell' uomo con l'ardito appennino, oltre ogni suggestione della
fantastica epopea pastorale la verde autostrada antica entra e resta
saldamente nella storia umana e sociale caricandosi di valenze culturali
e legando a sè gli snodi di una memorabile e lunga civiltà.
Recensione a firma dell' onorevole Giovanni Pace. |
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2004 -
ISTITUTO VITTORIO EMANUELE III:
SERIE ORDINARIA SCUOLE E UNIVERSITA' |
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Il francobollo raffigura
un disegno dell' edificio visto dall'alto, sede dell'Istituto Tecnico
Statale "Vittorio Emanuele III" in Lucera.
Lucera può definirsi culla di cultura e centro tradizionale di
formazione, attraverso organi politici, religiosi, giuridici e ...
scolastici.
Antico centro dauno con nome d'incerta e controversa origine. Situata su
tre colline, circondata dai monti del Subappennino e del Gargano, Lucera
ha origini antichissime. Infatti è incerta l’epoca in cui sorse, come è
incerta l’etimologia del suo nome.
E' uno dei comuni più grandi per estensione territoriale, situato alla
confluenza delle valli molisane e campane nel Tavoliere delle Puglie. Vi
si trovano diversi monumenti, risalenti a svariate età storiche:
l'Anfiteatro romano, la Fortezza svevo-angioino (Federico II), la
Cattedrale del 1300 (edificata su una pre-esistente moschea per volere
di Carlo II d'Angio), la chiesa di S. Francesco (oggi Santuario di San
Francesco Antonio Fasani) coeva della cattedrale, la barocca Chiesa del
Carmine, la Chiesa di San Domenico, la chiesa di santa Caterina e i due
musei, uno storico e l'altro religioso.
Lo sviluppo economico-sociale del territorio lucerino passa attraverso
la produzione e la trasformazione agro-alimentare e il settore
turistico-storico-religioso.
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2002 - CASA SOLLIEVI
DELLA SOFFERENZA: CANONIZZAZIONE DI PADRE PIO. |
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La vignetta raffigura in
primo piano a sinistra Padre Pio, canonizzato da Papa Giovanni Paolo II
nella Basilica di San Pietro in Roma; a destra sono rappresentati, in
alto la stilizzazione della grande Chiesa in costruzione in San Giovanni
Rotondo progettata dall'architetto Renzo Piano e in basso la facciata
dell'Ospedale fondato da Padre Pio che denominò "Casa Sollievo della
Sofferenza" .
Completano il francobollo la leggenda "PADRE PIO SANTO", la scritta "ITALIA"
ed il valore "€ 0,41".
Approfondimenti sono disponibili nelle pagine dedicate a Padre Pio. |
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1998 - XXX° ANNIVERSARIO
MORTE PADRE PIO. |
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Le Poste Italiane
comunicano l'emissione, per il giorno 23 settembre 1998, di un
francobollo commemorativo di Padre Pio da Pietrelcina, nel XXX°
anniversario della morte.
La vignetta raffigura, in primo piano, Padre Pio e, sullo sfondo, la
Chiesa del Convento dei Padri Cappuccini in San Giovanni Rotondo.
Completano il francobollo la leggenda "PADRE PIO DA PIETRELCINA 1887 -
1968", la scritta "ITALIA" ed il valore "800".
Approfondimenti sono disponibili nelle pagine dedicate a Padre Pio. |
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1997 - 1° CENTENARIO
DELLA MORTE DEL PITTORE FOGGIA F.S. ALTAMURA (1822 - 1897) |
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1996 - MONTE SANT'AGELO:
EMISSIONE DI QUATTRO FRANCOBOLLI ORDINARI SERIE TEMATICA "IL TURISMO" |
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Ciascuna vignetta riproduce, insieme ad
un elemento principale, ulteriori elementi illustrativi delle specifiche
realtà.
La vignetta dedicata a Monte Sant' Angelo riproduce, su fondo verde, la
chiesa di San Michele Arcangelo con la Torre campanaria, nei
riquadri l'edicola con la statua di San Michele Arcangelo, un
bassorilievo sito nel castello normanno svevo aragonese, lo stemma regio
ed il profilo caratteristico delle abitazioni.
Adagiata sulla parete meridionale dello sperone del gargano, in una
magnifica posizione panoramica, che sembra unire in un tutt'uno mare e
montagna, la Città di Monte Sant'Angelo deve le sue origini ad un evento
straordinario: l'apparizione di San Michele Arcangelo nell' omonima
grotta, evento che le consentì di occupare, sin dal basso Medio evo, un
ruolo privilegiato nella realtà storico - sociale della penisola
italica.
Il culto Michaelico si diffuse con rapidità in tutto il mondo
occidentale e determinò, sin dalla fine del V secolo la crescita di un
centro urbano intorno al Santuario ipogeo dell' Arcangelo.
Dei popoli barbari che, in seguito, attraversarono ed occuparono il
meridione d'Italia, i Longobardi, convertitisi per primi al
cristianesimo, fecero di San Michele il loro Patrono e promossero,
attraverso il percorso della "Via Sacra Longobardorum" un intenso flusso
di pellegrinaggio mai interrotto.
Tappa obbligata dei crociati diretti in Terra Santa sin dal X secolo, il
sacro Monte fu in vero visitato da nobili ed alti prelati e fu oggetto
di venerazione da parte di grandi santi tra i quali spicca, per fervore
ed umiltà, Francesco d' Assisi.
Nell' alto Medio Evo, il santuario ebbe il culto dei popoli che si
susseguirono nella terra di Puglia: gli Ottoni, i Normanni, gli Svevi,
gli Angioini, gli Aragonesi e, così l'intera città fruì di speciali
privilegi, arricchendosi di singolari espressioni di arte medioevale.
L'originalità del campanile ottagonale e la preziosità delle porte
bronzee, all'ingresso del portale romanico, fanno, infatti da cornice
alla basilica che, pur aprendosi con una navata a tre campate, lascia
ampio spazio sulla destra alla Grotta, le cui strutture architettoniche
(statua dell' Arcangelo del Sansovino, Cattedra episcopale, trono regio,
altare della Madonna) si integrano con l'essenzialità e la nudità dell'
ambiente, in una atmosfera suggestiva e senz'altro insolita.
Di fronte alla Basilica sorge la cosiddetta Tomba di Rotari (secolo XII),
più probabilmente un battistero, quadrilatero con tamburo ottagonale e
cupola, riccamente ornata.
Accanto è posta la Chiesa di Santa Maria Maggiore (1170) con portale e
lunetta dagli influssi orientali: al suo interno si evidenziano
capitelli istoriati e affreschi bizantineggianti.
Nella zona più alta, non lontana dal santuario, è il Castello sul
quale troneggia l'imponente torre dei Giganti (secolo XI).
Intorno a tali strutture è intessuto in centro urbano, di cui il rione
Junno, con le sue abitazioni ad un piano, bianche, allineate a schiera
lungo vivoli stretti e tortuosi, è la parte più antica e di particolare
veduta architettonica all'estremità di questa zona, nell' antico
convento francescano del XIV secolo, è allestito il "Museo delle Arti e
Tradizioni Popolari del Gargano". Di questa terra Monte Sant'Angelo si
pone come luogo e momento geograficamente e storicamente emblematico.
Recensione a firma del sig. Giuseppe Totaro sindaco di Monte Sant'Angelo
nel 1996. |
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1993 - FOGGIA: TESORI
DEGLI ARCHIVI DI STATO |
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Il francobollo riguardante Foggia,
riproduce una cartina topografica, acquerello su carta che rappresenta
la città di Foggia con la leggenda "I TESORI DEGLI ARCHIVI DI STATO -
FOGGIA".
Gli archivi di stato italiani conservano un ingentissimo patrimonio
documentario, forse il più importante del mondo, relativo anche agli
Stati preunitari. All'Amministrazione archivistica - già presso il
Ministero dell' Interno ed entrata a far parte del Ministero per i beni
culturali e Ambientali dal 1975 - compete anche la funzione della
vigilanza sui numerosi archivi non statali e di privati, che conservano
anch'essi documentazione molto antica e rilevante.
L'Archivio di Stato di foggia, alloggiato nell'edificio, già sede della
Dogana delle Pecore di Puglia (secolo XVIII, venne istituito nel 1820 ed
ebbe come Archivio suppletorio quello di Lucera).
I nuclei documentari iniziali furono i fondi Dogana Delle Pecore e
tavoliere di Puglia; successivamente confluirono nell'Istituto gli
archivi degli Uffici dell'Amministrazione periferica, succedutisi nella
Provincia a partire dal periodo Francese. L'Ufficio subì notevoli danni
per fatti bellici nell' agosto del 1943 e la sua direzione fu costretta
a trasferirsi a Lucera, dove rimase fino al 1950.
La Dogana delle Pecore di Foggia - cui appartiene la mappa cartografica
della città - era la Magistratura amministrativa e giurisdizionale, che
per circa quattro secoli curò la gestione del Demanio fiscale del
tavoliere di Puglia, regolando la transumanza del regno. Di origine
antica, fu riorganizzata nel XV secolo da Alfonso I d'Aragona,
rappresentando in seguito, un importante cespite del regio erario. I
"Locati" (pastori locatari dei pascoli) e gli altri sudditi della Dogana
godevano di foro privilegiato, costituito dal doganiere, da un uditore e
da un avvocato fiscale.
La Dogana fu soppressa all'inizio del decennio francese, nel 1806,
quando fu istituita l'amministrazione del tavoliere di Puglia.
Recensione a firma del prof. S. Mastruzzi |
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1988 - VIESTE: EMISSIONE
APPARTENENTE ALLA SERIE TEMATICA "IL TURISMO" |
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Le vignetta riproduce in una cornice
colorata una veduta pittorica della località.
Posta alla punta estrema del Gargano, Vieste è la Città più antica della
daunia.Pare abbia avuto il suo nucleo abitativo già prima di Roma grazie
alla sua ubicazione che le ha consentito, fin dall'antichità, di avere
contatti con popolazioni e civiltà insediate lungo la costa sia italiana
che slava, ma anche greca e albanese.
Vieste fu, quindi, città commerciale. Perciò si dotò di un porto,
utilizzando una insenatura naturale (oggi completamente sommersa), dove
trovano rifugio decine di imbarcazioni. La tradizione - rafforzata oggi
da studi particolari - individua in questa cittadina del Gargano la URIA
degli storici latini. La recente scoperta di una grotta sul'isolotto di
Santa Eugenia - dove sorge il faro - ha fatto propendere gran parte
degli studiosi per questa interessante ubicazione. Difatti all'interno
della grotta (che altro non era che un antico tempio dedicato alla
"Venere Sosandra" - salvatrice degli uomini-) sono state rinvenute
iscrizioni interpretate come invocazioni alla dea pagana.
Diverse, tristi vicissitudini hanno segnato la storia di Vieste.
Vicissitudini che si tramandano di generazione in generazione, quasi
come monito. La più terribile è senz'altro quella del 1554 quando un
pirata turco, Dragut Rais, con la sua numerosa flotta assalì la città
seminando terrore e morte, incendiando case e portando via giovani e
donne. Non meno di 5000 furono le vittime di quella devastazione che
oggi viene ricordata nella "Chianca Amara", una roccia conservata nel
centro storico, dove vi fu la decapitazione di gran parte delle vittime.
Poi, nella prima metà del 1600, un tremendo terremoto portò ancora
distruzione e morte. Furono, quelli, gli anni più bui per Vieste che da
allora cominciò ad isolarsi, a divenire, appunto, la sperduta, la "punta
del mondo".
L'isolamento è durato fino a trenta anni fa. Fino a quando, cioè, a
riscoprirla è stato il turismo. La costa meravigliosa (senz'altro la più
bella d'Italia), il mare pulito e cristallino, le spiagge dorate, le
pinete, i boschi salubri, hanno fatto sì che questo angolo di paradiso
si riscattasse e divenisse meta agognata da milioni di turisti italiani
e stranieri. Oltre ad essere la più antica della Daunia, Vieste oggi è
anche la più importante città della Provincia di foggia sotto,il profilo
turistico e gode di primato, in questo settore, nell' intera regione
pugliese.
A sancire il nuovo "status" di Vieste è stata la Presidenza del
Consiglio dei Ministri che, in occasione del 40° anniversario della
Repubblica ha indicato Vieste tra i "Cento Comuni" della piccola, grande
Italia. Quei comuni, cioè, che nel corso degli ultimi quaranta anni si
sono distinti nel campo economico, sociale, culturale. Un riconoscimento
che premia gli sforzi di cittadini ed amministratori insieme impegnati
per il progresso della città.
I circa 14 mila residenti durante i mesi estivi diventano dieci volte
tanto. Massiccia è la presenza turistica grazie alle decine di alberghi,
villaggi turistici e campeggi di cui Vieste dispone che rappresentano il
50% dell' intera ricettività pugliese. In materia di strutture
pubbliche, a Vieste è stato realizzato un modernissimo porto turistico -
commerciale (il bacino portuale è di circa 100 mila metri quadrati) che
rappresenta l' unico punto di attracco nella zona di mare che da
Manfredonia si spinge fino a Termoli. È in fase di realizzazione l'Omnisport,
una vera cittedella dello sport dove potranno aver luogo meeting a
livello nazionale ed internazionale; mentre a breve cominceranno i
lavori di costruzione di un centro direzionale del turismo che la
Regione Puglia, su finanziamento del FIO ha individuato a Vieste. Rimane
da realizzare il centro congressi ma in questo senso l'Amministrazione
comunale ha già avviato gli opportuni progetti.
Per sommi capi questa è Vieste. Una città da visitare, da conoscere, da
godere.La sperduta è stata ritrovata. E con essa la voglia e
l'entusiasmo dei viestani a progredire, ad andare avanti. Perchè la
"Punta del Mondo" diventi la punta di diamante nell' economia, nella
cultura e nella società che ci circonda.
La recensione è a firma di Valentino Dirodi - sindaco di Vieste nel
1988. |
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1982 - RODI GARGANICO:
SERIE TURISTICA |
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La vignetta di questa serie riproduce,
in una cornice colorata, una veduta pittorica della località.
Precisamente: valore da £. 450: Rodi Garganico, veduta panoramica.
Rodi sorge a m. 46 sul livello del mare, arroccata sopra un piccolo
promontorio, circondata da una lussureggiante vegetazione di agrumeti,
uliveti e pinete, dove la mano dell' uomo non ha deturpato ancora le
bellezze e i profumi della natura.
Centro di antichissime tradizioni marinare, Rodi fu forse colonia greca
fondata dai Roddi argivi. Non mancano, tuttavia, tracce importanti e
anteriori di insediamenti preistorici nelle contrade a ponente della
città (Santa Lucia, Tuppo del Parco, Punta Cucchiara).
Identificata a lungo con la famosa Uria Garganica, è più verosimilmente
da collegare con Portus Garnae, ricordato da Plinio, di cui alla fine
dell' ottocento si vedevano i resti del tabularium, come scrive l'
insigne storico locale Michelangelo De Grazia.
Una epigrafe, murata un tempo sulla facciata esterna del santuario della
Libera, testimoniava che la città, in età romana, era stata amministrata
da un Comite, magistrato ed esattore di tributi.
Distrutta dai goti nel 485 d.C., di Rodi non si hanno notizie fino al
basso Medio Evo; la tradizione scritta tramanda una visita di Papa
Alessandro III nel 1176 e il Dominio feudale della signora Richarda
nel 1184.
Alleata di Federico II di Svevia, la Città venne saccheggiata dal
veneziani nell' anno 1240, e , munita, quindi di salde mura e torri
difensive contro le frequenti scorrerie saracene, dal 1446 fu dichiarata
feudo ad opera di Alfonso I d' Aragona e tale rimase fino ai primi anni
del XIX secolo.
Una peculiare caratteristica ha il centro antico visto dal mare : le
case, molto strette fra loro, si sviluppano in alto, quasi
sovrapponendosi le une alle altre; è una cittadina "in verticale",
dunque con le case che, come donne curiose, allungano il collo per
scorgere chi viene dal mare.
Fresca ed odorosissima è Rodi, sommersa dai profumi di zagare e di
resina; giardino di aranci e limoni, piccola capitale degli agrumi
garganici. Le arance di rodi sono giunte, sino alla fine dle secolo
scorso, perfino in America ed in Russia; esse hanno sempre avuto la
prerogativa di una maturazione ritardata, cosa che le rende molto
ricercate.
Rodi è una ridente cittadina che, pur offrendo tutte le caratteristiche
di un affermato centro balneare, conserva intatta la purezza e la
genuinità delle tradizioni del luogo con una ospitalità forse rude, ma
veramente spontanea.
Le bellezze della zona, divenute famose per le innumerevoli e suggestive
grotte, le isole Tremiti facilmente raggiungibili con vaporetti ed
aliscafi giornalieri, la Foresta Umbra ed un mare veramente pulito e
trasparente fanno di Rodi uno fra i primi centri turistici della
regione.
Fra i monumenti si possono ammirare il campanile della chiesa di San
Nicola di Mira, costruzione comacina dello stile classico romanico,
fornito dell' originaria scala a chiocciola, e di parecchie feritoie;
una miracolosa e pregevole "Tavola" della Madonna della Libera, che
tradizione vuole sia giunta da Bisanzio nel 1453 e che si venera nel
santuario settecentesco; un convento in via di restauro, costruito dai
cappuccini nel 1538 tra il verde degli ulivi e che fa corona al centro
abitato.
Ogni strada, poi, ha una sua marcata fisionomia; vi si possono ammirare
cornicioni di origine provenzale, e ricchi portali in pietra lavorata di
varie epoche.
Oggi Rodi, con le infrastrutture turistico - balneari, con alberghi e
camping attrezzati disseminati lungo il litorale, offre a chiunque lo
desideri "sola, mare, vacanze".
Recenzione a firma di Nicola Pinto sindaco di Rodi nel 1982 |
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1967 - EMISSIONE DI UN
FRANCOBOLLO COMMEMORATIVO DI UMBERTO GIORDANO NEL CENTENARIO DELLA
NASCITA |
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La vignetta riproduce graficamente
trattato, il volto del Maestro, sovrapposto ad una pagina musicale, l'
"Improvviso" dell' opera "Andrea Chenier".
Umberto Giordano, celebrato autore di opere liriche, nacque a Foggia il
28 agosto 1867, morì a Milano il 12 novembre 1948.
La sua spiccata natura musicale costrinse il padre a mandarlo a Napoli
dove frequentò dal 1882 al 1890 (come alunno convittore) il
Conservatorio in San Pietro a Maiella sotto la guida di Paolo Serrao,
già maestro di Leoncavallo, Cilea, Martucci e Mugnone.
Formatosi a quella scuola legata per tradizione al Melodramma italiano,
egli si trovò ad operare in quel periodo definito "Verista" o
"Naturalista" secondo una terminologia in voga per la produzione di un
Zola o di un Verga. Infatti la posizione di Giordano nelle prime due
opere - l'inedita "Marina" (1888) e "Mala Vita" (1892) - è quella tipica
del naturalismo più esplicito.
Anche in "Regina Diaz" (Napoli 1894) i contrasti emotivi ed il
predominio della tematica rimangono gli elementi dominanti, ma il suo
linguaggio acquista un carattere più robusto tendente a conciliare la
virile vocalità verdiana con la elaborazione sinfonica del dramma
d'oltralpe. Tale prospettiva, che potrebbe definirsi drammatico -
sentimentale, sembrò a Giordano tanto valida da indurlo ad immettere non
pochi brani - e fra i migliori - di "Regina Diaz" nella partitura di
"Andrea Chenier" contribuendo ad assicurare al suo capolavoro la
solidità espressiva e la fortunata popolarità che gli sono propri.
"Chenier" ebbe entusiastiche accoglienze alla scala, in prima
esecuzione, il 28 marzo 1896, e da questo storico teatro iniziò il suo
trionfale e non ancora concluso pellegrinaggio per il mondo.
Seguì "Fedora", tratta dal dramma di Sardou da A. Colautti e
rappresentata per la prima volta al Lirico di Milano il 17 novembre
1898.
Anche in questa opera, come nelle successive, Giordano si mantiene
fedele ai propri principi fondamentali e al tempo stesso è portato ad un
raffinamento tecnicistico. Ne da testimonianza l'eloquenza drammatico -
sentimentale di "Fedora", la ricerca di un elaborato sinfonismo in
"Siberia" (Milano 1903), la tenera ispirazione melodica di "Marcella"
(Milano 1907), la pacata espressione di "Mese mariano" (Palermo 1910),
il brio falstaffiano di "Madame Sans-Gène" (New York 1915), opera questa
che costituisce una felice apertura verso il genere comico-sentimentale,
ed infine "La Cena delle Beffe", su testo di Sem Benelli (Milano 1924)
ed "Il Re" su libretto di Forzano (Milano 1929).
Tutte queste opere hanno avuto i più famosi interpreti della lirica. Fra
i direttori : Rodolfo Ferrari, Toscanini, Campanini, Mugnone, Mahler,
Mascagni; fra i cantanti: la Belliconi, Stagno, la Storchio, Borgatti,
Tamagno, Caruso, Titta Ruffo, la Muzio, Gigli, Schipa.
Le capacità componentistiche di Giordano si sono manifestate anche al di
fuori del melodramma: in lavori sinfonici, per lo più giovanili,
liriche, brani pianistici e, per ultimo, nell' "Inno al Decennale"
(1933).
A sessantasei anni egli rinuncia all'attività compositiva per
interessarsi a problemi collaterali alla composizione curando una
edizione delle sinfonie di Beethoven secondo una nuova impostazione
grafica da lui ideata ed oggi entrata nell' uso, patrocinando
l'istituzione di un Liceo Musicale nella città natale, ora parificato ai
Conservatori Statali.
A più di settanta anni di distanza, "Andrea Chenier" e "Fedora"
mantengono nei principali teatri del mondo una attiva circolazione, tale
da non potersi dire inferiore a quella delle più significative opere di
Verdi e Puccini. È questo un fatto che testimonia la vitalità di Umberto
Giordano musicista.
La recensione è firmata dal Renzo Silvestri |
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