PRESENTAZIONE
Questa guida tratta un argomento di grande attualità:
“mobbing', un fenomeno
che, purtroppo, risulta ormai
notevolmente diffuso anche nel nostro Paese.
Per saperne di più,
leggete la nostra pubblicazione e rivolgetevi con fiducia allo “Sportello mobbing', che
potrà aiutarvi a combattere le conseguenze di
questo fenomeno.
Il Presidente Inas-Cisl
GianCarlo Panero
INDICE
Cos’è il mobbing
.............................................................................
Il mobbing
non paga!!!
..................................................................
Quali sono
le cause del mobbing" ..............................................
I numeri
del mobbing
....................................................................
I danni
alla salute...........................................................................
Cosa dice
la legge".........................................................................
L’impegno
del sindacato...............................................................
Il
patronato INAS............................................................................
Come operiamo?....................................................
Come
interveniamo?
...............................................
Il primo
contatto con lo sportello d’ascolto
......................
Percorso
per la tutela giurisdizionale del lavoratore
...........
Risarcimento dall’Inail
..................................................................
Possibili
danni da mobbing risarcibili
........................................
Suggerimenti orientativi per il lavoratore
..............................
Prevenire il mobbing
.....................................................................
COS’E’ IL MOBBING
Il fenomeno mobbing, vecchio
come il mondo, ci ha colto di sorpresa: nel 1997 era ancora un problema
sommerso e poco conosciuto. Quale materia displinare coinvolge: politici,
medici, psicologi, giuristi, esperti sindacali, ecc.
ORIGINE DEL TERMINE MOBBING
Nasce
dal verbo inglese “to mob” (attaccare) ed è stato
usato per la prima volta
dall’etologo Konrad Lorenz, per individuare il comportamento di alcuni animali
della stessa specie
che si coalizzano contro un membro del gruppo attaccandolo, emarginandolo e provocandone, nei casi peggiori,
la morte. E stato poi utilizzato da Heinz Leymann, il primo
e più autorevole studioso
del fenomeno, per indicare tutti
quei comportamenti di vero e proprio terrorismo psicologico posti in
essere nell’ambiente di lavoro dai superiori o subalterni
(mobbing verticale), o dai colleghi di lavoro (mobbing orizzontale), con chiari
intenti discriminatori finalizzati ad emarginare progressivamente un lavoratore
per indurlo alle
dimissioni o facilitarne il licenziamento.
Sono
state date più definizioni al fenomeno e una delle più
comuni è la seguente:
“È un atteggiamento persecutorio, realizzato
tramite una serie di violenze psicologiche
perduranti nel tempo, eseguite ad
arte, al fine di danneggiare il lavoratore (vittima),
da un superiore gerarchico (mobber) o/e da colleghi, finalizzato ad
estrometterlo dall’attività lavorativa ”.
Attenzione!
Il
mobbing non è una malattia ma può esserne la causa.
Le
fasi del mobbing
(modello di Heinz Leymann):
1ª
Fase:
conflitto quotidiano (conflittualità persistente
sotto
apparente normalità).
2ª
Fase:
inizio del mobbing e del
terrorismo psicologico
(attacchi alla vittima,
nelle relazioni sociali, nella
comunicazione, nella
professione, nella salute).
3ª
Fase: errori
e abusi anche non legali della direzione del
personale (trasferimenti, richiami igiustificati, demansionamento).
4ª
Fase:
esclusione dal mondo del
lavoro (sintomi ossessivi,
malattie psicosomatiche, dimissioni prepensionamento,
licenziamento).
IL MOBBING NON PAGA!!!
Danneggia il lavoratore
Causa danni
all’immagine, economici, alla professionalità, alla
salute spesso irreversibili, alla vita di
relazione, con la perdita di amicizie e sostegni morali importanti punti
di aiuto e di riferimento. Aumenta così il
suo stato di frustrazione, isolamento e
depressione, tutto ciò lo porta a vivere in maniera distorta, per
cui prende decisioni
affrettate, si abitua a forme errate di alimentazione, ad eccedere nei consumi
di farmaci, tabacco, alcool, ecc.
Danneggia la famiglia
La
disastrata situazione economica, assieme alle problematiche
quotidiane di natura
relazionale con il coniuge, i figli, i genitori,
i fratelli ecc., nel tempo potrà condurre, complici i continui
litigi, alla dissoluzione del
nucleo familiare fino a separazioni o
divorzi. Per altro danni psicofisici aumenteranno le problematiche
al rapporto di coppia, peggiorando pesantemente la situazione della vittima, ed isolandolo ancora di più da un mondo in cui
precedentemente trovava aiuto e conforto.
Danneggia l’azienda
Incredibilmente il mobbing danneggerà anche chi per ignoranza,
leggerezza o incapacità, lo mette in atto (o permette che
avvenga), cioè l’azienda:
ne colpirà l’efficienza e la produttività, diminuendo la motivazione, aumenterà l’assenteismo, la
conflittualità, gli
infortuni, lo scarso interesse, il contenzioso,
tutto ciò creerà un clima
negativo. L’azienda dovrà spendere
risorse per sostituire il lavoratore in malattia, vedrà
aumentare il
costo del prodotto a scapito della qualità con insoddisfazione
del cliente. Per altro il lavoratore, per la
sua condizione, avrà grosse difficoltà
a trovare una nuova occupazione, perciò
l’azienda dovrà affrontare spese legali,
risarcimenti e conseguente perdita
d’immagine. Tra l’altro, è provato che un lavoratore,
vittima di mobbing, ha un rendimento inferiore del 60% ed un costo per
l’azienda del 180%.
Danneggia lo Stato
Anche l’intera
comunità nazionale è danneggiata, sia per i disservizi
che il mobbing produce, sia perché il sistema sanitario
nazionale dovrà sostenere costi per terapie,
ricoveri, medicine. Aumenteranno le spese per gli oneri sociali quali sussidi, pensioni
anticipate, mobilità, invalidità, ammortizzatori sociali, ecc.
QUALI SONO LE CAUSE DEL MOBBING?
Le ragioni possono essere le più diverse, ma
principalmente
l’atteggiamento persecutorio si scatena per ragioni emozionali
o
strategiche. Può esistere un terzo tipo definito casuale,
tipico di ambienti ad elevatissima litigiosità, che pur
non nascendo con
le finalità dei precedenti, vi confluisce in un
secondo tempo raggiungendo poi le stesse conclusioni.
Le ragioni
emozionali
Sono caratterizzate dai più disparati motivi,
spesso non sono neanche esternate o
quantomeno non al giusto livello, ciò
rende la futura vittima inconsapevole di cosa sta per accadergli. E probabile
che agli inizi potrà pensare che si tratti della normale conflittualità, magari
un pochino più accentuata, mai penserebbe che tutto è mirato e studiato ad arte
per distruggerlo.
Tra le origini delle
ragioni emozionali più comuni abbiamo:
I cattivi rapporti interpersona!i
Le prepotenze: il non accettare
ingiusti e disuguali trattamenti.
La carriera
La
diversità di ogni tipo rispetto a! contesto azienda!e
Le persona!ità introverse
L’appartenenza ad organizzazioni sindaca!i
I! rifiuto a richieste i!!ega!i
Le mo!estie sessua!i
Le ragioni
strategiche
La situazione di crisi dell’economia si riflette
pesantemente sul
mondo del lavoro, con una competitività sempre più esasperata,
i cui rimedi sembrano essere nelle fusioni societarie,
nella razionalizzazione delle attività, nelle
esternalizzazioni
dei servizi, nelle nuove tipologie dei rapporti di lavoro, ecc.;
tutto ciò conduce necessariamente a marcate
riduzioni di personale finalizzate
principalmente alla diminuzione dei
costi o al cambio delle strategie e/o attività, quindi la conseguente
decisione di “eliminare” certe tipologie di lavoratori al fine di evitare
costose e spesso difficili riconversioni.
Tra i
metodi per effettuare tali riduzioni, il mobbing, sfociante
in dimissioni spontanee, ha presso le aziende un
“a!to
in dice di gradimento”,
divenendo parte importante delle strategie aziendali. In questo caso il
mobber è freddo, distaccato, non prova
nessun’emozione, è convinto di fare il suo
dovere nel commettere atti illeciti, contando sulla protezione e
riconoscenza dell’azienda.
Strategiche o
emozionali?
Nella realtà,
pur ripetendosi in storie molto simili tra loro
con variazioni che nella sostanza hanno poco significato,
è sempre un mix in varie percentuali dei motivi esposti. Difficilmente esisterà un mobbing strategico in cui la
scelta della
vittima non sia di natura emozionale, perciò difficilmente saranno coinvolti: amici, persone di
comodo, parenti,
appartenenti a “clan” privilegiati, delatori, ruffiani,
raccomandati, ecc., così come non esisterà un
mobbing emozionale il cui fine ultimo non
sarà giustificato come l’eliminazione di un lavoratore che “creava turbative in
azienda” (magari di natura sindacale).
Ciò che incoraggia il ricorso a tali azioni illegali a danno dei
lavoratori è la speranza di un rapido successo
dovuto a:
Lo strapotere azienda!e economico e di fatto.
I!
terrorismo esemp!ificativo per piegare a!tri !avoratori a! proprio vo!ere.
La
sottostima circa i tempi di cedimento de! !avoratore.
Lo stato di necessità de! !avoratore.
A! rapido cedimento psicofisico de!!a vittima.
A!!a !entezza de!!a magistratura.
A!!a !atitanza de!!e competenze sanitarie di contro!!o.
I NUMERI DEL
MOBBING
Percentuale dei lavoratori vittime di molestie
morali sul lavoro
(European
Foundation for the Improvement of Living and
Working Conditions- indagine campione compiuta nel 1998):
Gran Bretagnaa |
16.3 % |
Svezia |
10.2 % |
Francia |
9.9 % |
Irlanda |
9.4 % |
Germania |
7.3 % |
Spagna |
5.5 % |
Belgio |
4.8 % |
Grecia |
4.7% |
Italia |
4.2 % |
(1,5 milioni Italia)
LE NOSTRE STIME
Dalla nostra esperienza si evince che la sindacalizzazione
rende meno
aggredibili i lavoratori poiché più coscienti dei
loro diritti.
Un 25 % dei casi si riconducono ad ambienti di lavoro con
alta litigiosità
questo non è mobbing, per
cui i lavoratori vengono consigliati e
sostenuti di conseguenza.
Un 15 % dei casi vengono
risolti
tramite
l’intervento delle
strutture sindacali presenti in azienda.
Un 25 % scompaiono,
per loro scelta, dopo
aver denunciato lo
stato di malessere, nel rispetto dello loro vita privata evitiamo
di insistere
Un 4 % è convintissimo di
essere mobbizzato,
in realtà si
tratta di situazioni limite
di lavoratori con problemi psicologici
particolari.
Un
5 % dei casi trovano l’auto soluzione,
dimissioni, lavoro
alternativo, trasferimento
o pensionamento del lavoratore, a
volte con l’ allontanamento mobber.
Per
il resto, circa il 26%, inizia un contenzioso legale in cui
supportiamo il lavoratore. A volte tali controversie
terminano con un
soluzione consensuale, a volte proseguono sino
alla sentenza ed agli inevitabili ricorsi.
I DANNI ALLA SALUTE
Quali sono le malattie
causate dal Mobbing?
La conseguenza inevitabile di un lungo periodo di atteggiamenti
persecutori è la sindrome da stress. Ogni individuo di
fronte ad un conflitto professionale lo vivrà
secondo la propria attitudine a reagire, alla sua forza, alla sua
resistenza, tuttavia più il conflitto si
prolunga più la resistenza diminuisce. Per
“le vittime”
sono comuni i disturbi psicosomatici da stress.
Lo stress legato all’attività lavorativa si
manifesta quando
le richieste dell’ambiente di lavoro superano la capacità
del lavoratore di affrontarle (o controllarle).
Esistono due tipi di stress:
Lo Stress positivo
uno o più stimoli, anche di diversa natura, che
allenano la capacità di adattamento
psicofisico individuale.
Lo Stress negativo
quando s’instaura un
logorio progressivo fino alla rottura
delle difese psicofisiche ciò può provocare una somatizzazione
a carico di alcuni organi compromettendone la
loro funzionalità.
I lavoratori sottoposti a mobbing presentano un
alto rischio
di
sviluppare disturbi d’ansia e d’umore quali:
DISTURBO POST-TRAUMATICO DA STRESS (DPTS)
·
Fenomeni di evitamento, comportamenti cioè tesi ad
evitare ogni situazione che ricordi il
problema.
·
Pensiero concentrato in modo
ossessivo sui problemi si lavoro con incubi, flashback...
·
Presenza di fenomeni di
iperallerta.
·
Disturbi d’ansia e depressivi.
DISTURBO DELL’ADATTAMENTO (DDA)
·
Fattori di rischio di
intensità e durata inferiori a quel- li riscontrati nel DPTS.
Fenomeni ciclici simili (ansia, depressione etc...) ma
di minore gravità.
I CENTRI DIAGNOSTICI
DEL DISADATTAMENTO LAVORATIVO
Al fine di ottenere la diagnosi di compatibilità,
relativamente a
problemi psicologici e psicosomatici derivanti dai conflitti e dalle tensioni
presenti nei luoghi di lavoro, sono attivi in Italia centri specialistici. Tipicamente una diagnosi
per mobbing potrà avere la seguente
dicitura:
“Sin drome ansioso-depressiva reattiva in disturbo del-
l’adattamento compatibile con situazione occupazionale anamnesticamente
avversativa.”
LE CONSEGUENZE DELLO STRESS
È dimostrato dalla psicoimmunologia che lo stress
generato dal
mobbing per un periodo più o meno lungo genera la
caduta delle difese
immunitarie, gli effetti possono man ifestarsi con sintomi di natura fisica o
psicosomatica (ad esempio,
tachicardia, congiuntiviti, attacchi di panico, dolori osteoarticolari,
ecc..). Se gli stimoli stressanti che inducono patologia perdurano e si intensificano si possono organizzare
in sindromi come malattie autoimmuni (Colite ulcerosa, artride
reumatoide, diabete, ecc.) o neoplastiche
(trasformazione cancerogena dei tessuti).
È dimostrato che lo stress, riducendo la
capacità di elaborazione mentale, induca ad
errori umani di vario tipo. Tali errori sono, molto spesso, all’origine
d’incidenti sul lavoro.
Errori a livello
d’intenzione:
ad es., a causa di stanchezza
non è eseguita una
procedura.
Errori a livello di controllo:
si avrà deficit di memoria nella
sequenza delle operazioni da compiere.
Errori per improprietà
esecutive:
mancanza di coordina- mento nella priorità tra le azioni.
COSA DICE LA LEGGE?
Seguendo gli esempi europei, anche in Italia una legge
dedicata potrebbe frenare il proliferare del fenomeno. E
auspicabile che una
eventuale legge sia omnicomprensiva
di
quanto già previsto dalla giurisprudenza, con aggiunte di argomenti sanzionatori
specifici, altrimenti potrebbe essere
interpretata in maniera limitativa, producendo più danni che
benefici. Attualmente, pur in assenza di tale legge, numerose
sentenze sono state emesse a favore dei lavoratori.
BREVE RASSEGNA DI LEGGI A DIFESA
DEL LAVORATORE
Costituzione della Repubblica Italiana
Art. 32 1°c.
La
Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e
interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti
Art. 41 1°c.
L’ iniziativa economica
privata è libera. Non può svolgersi in
contrasto con l’utilità sociale o in
modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
Codice Civile
Art. cc 2087
Tutela delle
condizioni di lavoro
“L’imprenditore è tenuto ad
adottare nello esercizio dell’impresa le
misure che, secondo la particolarità
del lavoro l’esperienza e la tecnica,
sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei
prestatori di lavoro”
Codice Penale
Poiché il mobbing rientra in reati perseguibili (quali:
abuso
di potere,
minacce, ecc), pur potendo ricorrevi a difesa dei propri diritti molti
giuslavoristi sconsigliano l’uso dell’azione penale la quale, oltre a precludere
ogni possibilità di mediazione tra le
parti, ha tempi lunghi ed esito incerto.
Decreto legge n. 626/94
Statuto dei lavoratori (L.300/1 970)
Art. 9:
Tutela della salute e dell’integrità fisica
Art. 15:
Atti discriminatori
Art. 3:
Misure generali di tutela
comma 1 a): valutazione
dei rischi per la salute e
la sicurezza
Art. 4:
Obblighi del datore di
lavoro, del dirigente e del preposto comma 5 c): nell’affidare i compiti ai
lavoratori deve
tenere presente le condizioni degli stessi
in rapporto alla salute ad alla sicurezza;
Art. 17:
Il medico competente
collabora con il datore di
lavoro... alla
predisposizione dell’ attuazione delle misure per la tutela della salute e dell’
integrità psicofisica dei lavoratori
Le leggi regionali
Prima fra tutte la Regione Lazio, seguita da
altre in fase propositiva tra cui cito Calabria, Sicilia, Friuli Venezia Giulia,
stanno proponendo delle leggi a valore locale
le quali sostanzialmente prevedono
l’istituzione di osservatori, centri terapeutici, sportelli ecc.
Tali
leggi stanno trovando non poche difficoltà attuative.
L’IMPEGNO DEL SINDACATO
4 ann! d’att!v!tà nel sostegno de! lavorator!
v!tt!me d! v!olenze moral!
RETE ORIENTAMENTO MOBBING CISL
La rete orientamento mobbing (www.626.cisl.it)
nacque nel 2000, quale sportello d’ascolto presso
l’Associazione Progetto Quadri CISL (APQ).
(www.associazionequadri.it)
A seguito dei positivi risultati nel 2001
vennero attivati nuovi centri sul territorio
nazionale; veniva così costituita una rete
specializzata nel fenomeno mobbing. Gli
sportelli, collegati tra loro tramite internet, da cui la loro denominazione, presentano
caratteristiche e vantaggi di un’evidenza sconcertante:
lo sfruttamento delle sinergie, la copertura del territorio, lo scambio
d’informazioni, il poter giungere ad aiuti/consulenti impensabili per il
singolo punto ed i frequentissimi scambi d’opinioni ed esperienze per via
informatica mettono a disposizione dei
lavoratori in difficoltà un mezzo potentissimo a propria difesa.
IL PATRONATO INAS
L’INAS, Istituto Nazionale d’Assistenza Sociale, è il
patronato della Cisl che da oltre
cinquant’anni assiste e tutela gratuitamente
i cittadini per i problemi di
carattere previdenziale, assistenziale ed inerenti l’assicurazione infortuni
sul lavoro e malattie professionali.
Nel 2001 è stata, inoltre, approvata la legge 152 che
permette ai
patronati di occuparsi anche di prevenzione e sicurezza
sul lavoro, previdenza complementare, mercato del lavoro, risparmio
previdenziale, diritto di famiglia e molti altri
argomenti che interessano i lavoratori. Il cittadino può, quindi,
rivolgersi ad uno degli oltre 600 sportelli del Patronato
INAS presenti in tutta Italia oppure alle sedi estere, per
la risoluzione di
una vasta gamma di problemi, evitando di
recarsi presso uffici diversi.
Presso il Patronato INAS si può presentare la
domanda di pensione, verificare i propri contributi, chiedere le prestazioni
di invalidità civile, fare la denuncia di infortunio o di
malattia professionale , ottenere
l’assistenza legale di seri
professionisti. L’INAS sa come intervenire efficacemente in
questi casi, ed è per questo motivo che ogni
anno milioni di persone si rivolgono ai nostri uffici in Italia ed
all’estero.
Per queste ragioni, l’INAS non poteva esimersi
dall’affronta-
re
anche il problema del MOBBING, attivando lo
Sportello di ascolto nazionale INAS CISL
il mercoledì dalle 9 alle 17
Tel. 06 84438364 - Fax 06 8547856
mobbing@inas.it -
www.inas.it
COME OPERIAMO?
Le metodiche di contatto sono dirette o, se lontano dalla
sede, telefoniche
e/o via internet. Spesso i lavoratori vittime
di violenze morali non sono nelle migliori
condizioni fisiche
e psichiche, perciò cerchiamo di sostenerli in modo adeguato.
Importantissimo è l’ascolto di tali testimonianze, poiché
aiuta a valutare e capire i molteplici aspetti
del mobbing e successivamente a pianificare le giuste strategie d’intervento
a favore di tutti i lavoratori. Grazie alla nostra esperienza
suggeriamo la miglior soluzione al problema
prendendo contatto per il lavoratore, o suo tramite, con: sindacalisti,
medici del lavoro, avvocati, ASL, psichiatri,
SPRESAL, centri diagnostici, medico
competente e quant’altro. Tutto ciò,
naturalmente, in forma gratuita, utilizzando una rete infinita d’amicizie, conoscenze, contatti maturati negli anni. Non
di rado, illustrando al lavoratore i suoi
diritti e doveri, seguiamo anche la
vicenda nei rapporti formali con l’azienda,
intervenendo in tempo reale nelle problematiche del
lavoro e suggerendo soluzioni immediate a
rimproveri, lettere di contestazione, licenziamenti, ecc.
COME INTERVENIAMO?
Il profilo del soggetto
mobbizzato
·
è preparato,
capace, corretto, brillante, creativo;
·
ha un buon
inquadramento;
·
tiene alla
sua professione;
·
non è giovanissimo.
Le principali
motivazioni
·
Strategie
aziendali legate alla riduzione del personale.
·
Cattiva
organizzazione del lavoro.
·
Interessi
economici privati.
·
Gelosie, arrivismo.
·
Molestie sessuali.
·
Responsabili aziendali con personalità introverse (il frustrato,
il megalomane, l’istigatore, il narcisista perverso,
ecc).
Le tipologie di
aggressioni
·
quelle aventi
rilevanza penale in quanto reato anche
prese singolarmente (l’ingiuria, percosse, ecc.)
·
quelle
perseguibili per la loro illegittimità dal giudice
del lavoro (trasferimenti ingiustificati, demansionamento,
accanimento disciplinare, ecc.)
·
quelle
pienamente legittime ma che, essendo poste con
finalità persecutorie, costituiscono grave offesa alla
dignità del lavoratore
(ripetute visite fiscali, continui
rich iami pretestuosi, proced imenti d iscipl inari
inconsistenti ecc.)
Le situazioni più
ricorrenti
·
Un
atteggiamento aziendale difforme da quello ordina-
riamente riservato ad altri dipendenti.
·
Calunnie,
diffamazione, ingiurie da superiori e/o colle-
ghi e sistematico discredito.
·
Dequalificazione con conseguente perdita dell’ autosti-
ma.
·
Provocazioni,
pettegolezzi, maldicenze, accuse generi-
che non supportate da fatti o circostanze.
·
Rimproveri e
provocazioni immotivate, umiliazioni
d’ogni genere, preferibilmente in assenza di testimoni
o, se presenti, di parte.
·
Ruoli
ambigui, attribuzione di compiti ordinari con ordi-
ni scritti indicanti anche i tempi di produttività.
·
Richiesta frequente di controlli medico-fiscali nello
stesso periodo di
malattia.
·
Asportazione o negazione di
strumentazione aziendale
(telefono, computer,
scrivania, armadietto ecc.).
·
Isolamento dall’organizzazione del lavoro.
·
Diniego immotivato di permessi e ferie.
·
I ngiustificati e/o ripetuti trasferimenti.
IL PRIMO CONTATTO
CON LO SPORTELLO D’ASCOLTO
Innanzi tutto, capire se
esiste un vero atteggiamento perse- cutorio finalizzato o se si tratta di
cattiva organizzazione del
lavoro, spiegare al
lavoratore che per sopravvivere la miglio-
re soluzione è trovare un
compromesso con l’azienda cer-
cando
contemporaneamente soluzioni alternative.
L’operatore contatterà le
strutture sindacali che hanno rap- porti o sono nell’azienda, rappresentanti
territoriali, RSU,
RLS, cui spetta il
compito di rappresentare e di tutelare,
secondo quanto disposto dallo Statuto dei lavoratori e dal D.Lgs 626/94,
i lavoratori e cercando di risolvere le contro-
versie tramite una med iazione con i vertici
aziendali; tenen- do presente che è il
datore di lavoro il responsabile legale del benessere fisico e psichico
dei lavoratori e che la direzio-
ne del
personale ha il compito fondamentale di gestire il “clima aziendale”.
Nel caso di situazioni insanabili
Qualora le opere di mediazione non abbiano
avuto esito e/o dove esista nel lavoratore la determinazione di procedere
per vie legali, l’operatore chiarirà che non è
il sindacato che può imporre un corretto comportamento all’azienda ma il
giudice, cui si dovranno dimostrare i fatti
in maniera chiara ed inequivocabile.
Inoltre la durata di una causa di lavoro è
lunga e nel contempo i rapporti con l’azienda peggioreranno
in maniera esponenziale e sarà lui a subirne le conseguenze
PERCORSO PER LA TUTELA GIURISDIZIONALE
DEL LAVORATORE AL FINE DI PORRE TERMINE ALLA SITUAZIONE PERSECUTORIA ED
ALL’EVENTUALE RISARCIMENTO PER I DANNI SUBITI
1-
Il lavoratore
dovrà raccogliere le prove dell’illegale ed ingiustificato comportamento
aziendale. Dette prove
possono essere di natura
documentale, testimoniale o
indiziale.
Nel caso in cui l’atteggiamento persecutorio
abbia generato delle malattie psicosomatiche,
occorrerà documentarle con adatte
certificazioni mediche. L’assenza di
tali patologie, comunque, non compromette
una richiesta risarcitoria,
poiché è sufficiente la lesione
della dignità del lavoratore o della sua
professionalità con ciò che ne consegue, tutto ciò è racchiuso nel
concetto di “danno esistenziale” o “danno al
valore vita”.
2-
Raccogliere quante più possibili certificazioni mediche rilasciate
soprattutto da enti pubblici; ASL, cliniche universitarie, ecc., che documentino e comprovino i
danni alla salute che il lavoratore sta
subendo.
3-
Tramite i centri diagnostici
specializzati, far comprovare che i
disturbi psicosomatici accusati siano probabilmente
originati dall’ambiente di lavoro.
4-
Far eseguire
la valutazione del danno alla salute da un
medico legale.
5-
Tramite un avvocato specialista nella legislazione del
lavoro,
che possibilmente abbia seguito e consigliato il lavoratore sin dalle
prime fasi, procedere alla preparazione e deposito del ricorso avanti il
tribunale del lavoro competente.
RISARCIMENTO DALL’INAIL
L’INAIL indennizza il danno alla salute, generato dal
“mobbing”, quale
danno biologico. La malattia sarà valutata
come:
“!esione a!!’integrità psicofisica,
suscettibi!e di va!utazione medico-!ega!e”.
Dovrà
essere il lavoratore a provare il nesso di
casualità tra la malattia e situazione lavorativa che
l’ha generata. Tale danno è considerato
“ma!attia professiona!e non tabe!!ata”.
Il lavoratore, con l’assistenza del
Patronato INAS-CISL, potrà
presentare la denuncia all’istituto
assicurativo.
POSSIBILI DANNI DA
“MOBBING” RISARCIBILI
·
Danno Morale:
evento negativo penalmente rilevante.
·
Danno Patrimoniale:
danno a beni, quali retribuzione,
carriera, professionalità, ecc.
·
Danno Esistenziale:
danno al valore vita (viene calpesta-
ta la personalità e la
dignità del lavoratore).
·
Danno Biologico:
lesione all’integrità psicofisica, suscet-
tibile di valutazione medico legale.
SUGGERIMENTI ORIENTATIVI
PER IL LAVORATORE
Situazione psicofisica:
·
Non cedete allo scoramento ed alla depressione.
·
Ricorrete ad assenze per malattia
solo per il tempo stret- tamente necessario.
·
Documentate i danni fisici e psicologici soprattutto trami-
te strutture pubbliche
qualificate.
·
Rivolgetevi al Medico Competente ed agli RLS quali
figure di riferimento.
·
Tenete un resoconto delle malattie.
·
Ricordate che il perido di malattia “congela” qualsiasi
contenzioso in atto.
Situazioni
comportamentali:
·
Quando siete
convocati dall’azienda per qualsiasi conte-
stazione o giustificazione chiedete sempre la presenza
del vostro rappresentante sindacale.
·
Non pensate a dimissioni
emotivamente.
·
Cercate
possibili alternative lavorative.
·
Tenete un
diario d’ogni violenza subita contenente: data,
ora, luogo, persone presenti e descrizione dei fatti.
·
Non scrivete
“poemi”: sappiate che lunghe descrizioni
non saranno lette, siate concisi.
·
Non
utilizzate assolutamente strumentazioni aziendali
per fini personali.
·
Cercate
d’avere colleghi disposti a testimoniare: magari
tra gli RSU o gli RLS o tra persone che hanno lasciato
l’azienda.
·
Rispettate scrupolosamente gli
orari ed i turni lavorativi.
·
Evitate di
farvi promotori o essere parte di raccolta di
fondi, collette, regalie ecc.
·
Non
accettate provocazioni: spesso sono eseguite ad arte
per infl iggervi sanzioni d iscipl inari.
Mettete in forma scritta all’azienda ogni richiesta, comunicatela per
raccomandata A.R.: (ingiustizie subite, vessazioni,
ordin i verbali, dequalificazioni, insulti ecc.)
Quasi certamente non avrete risposta: ciò sarà la
prova della
veridicità di quanto denunciato. È importantissimo
ufficializzare all’azienda cosa vi sta
accadendo. Se il caso inviatene copia ai
vostri rappresentanti sindacali territoriali.
Vita di relazione:
·
Cercate degli alleati.
·
Non isolatevi.
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Non parlate incessantemente del
problema.
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Frequentate
associazioni contro il mobbing e gruppi di
autoaiuto, rivolgetevi unicamente a quelle strutture che
non hanno scopo di lucro
Preferite gruppi di autoaiuto in
strutture pubbliche (ASL, ISPESL, ecc.) o legati ad organizzazioni sindacali o
di patronato.
Possibili azioni legali:
·
Poiché il mobbing rientra in reati perseguibili, raccoglie-
te la documentazione delle
vessazioni subite.
·
Preferite il procedimento civile al penale.
·
Chiaritevi
subito gli obiettivi delle vostre azioni giudizia-
li.
·
Coinvolgete
il minor numero di persone/enti, possibilmente solo l’azienda, altrimenti “eserciti” di avvocati
delle controparti vi si
alleeranno contro.
·
Lasciando
l’azienda non firmate rinunce relative a qualsiasi
diritto derivante dal rapporto di lavoro. Non firmate
assolutamente nulla se prima non avete
consultato il vostro legale.
·
Denunciate alla pubblica opinione
la vostra situazione di mobbing tramite fatti
reali e documentati. Consultate sempre il vostro legale prima di
intraprendere tali azioni.
Un ultimo consiglio:
abbiate pazienza, sappiate
che non siete soli,
che tutto quello che vi sta accadendo avrà una via
d’uscita, ricordatevi che
non esistono “bacchette magiche”
per risolvere il vostro problema, rivolgetevi con fiducia alle strutture
sindacali, ai patronati, certamente troverete chi si
prenderà disinteressatamente cura della vostra
situazione.
PREVENIRE IL MOBBING
Il
maggior impegno sindacale è
affrontare il mobbing in una logica di
prevenzione, prima ancora
che di sanzione, ripensare al modo di gestire
il capitale umano ponendo attenzione al benessere organizzativo generale
incidendo così in maniera positiva
sulla motivazione e sulla produttività.
La Cisl è quindi impegnata
nel formare gli RLS, nello stimolare
l’emanazioni di leggi sul mobbing, nel
fare informazione e sensibilizzare
l’opinione pubblica, ma anche nel
cercare di prevenire ed arginare il fenomeno,
formulando clausole contrattuali con i
datori di lavoro che consentano di
elaborare un codice di
comportamento aziendale il quale impedisca
l’instaurarsi del mobbing e consenta
di procedere a sanzioni disciplinari nei confronti di chi attua
comportamenti illeciti.
LUGLIO 2005
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